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Victor Hugo lo accenna nel suo capolavoro Notre-Dame de Paris: il fuoco eĢ l'anima del gran tutto1. La fiamma eĢ potenza che illumina, energia che produce luce, calore da preservare.
PuĆ² essere potenza che distrugge: lāira delle fate eĢ istintiva, passionale e a volte irrazionale.
Nellāalbo illustrato La Furia di Banshee2, la piccola fata bambina, splendida nel suo abito dāoro, eĢ arrabbiata, tremendamente arrabbiata. Nella nota dellāautore troviamo come in Irlanda, paese di incantesimi, la Banshee eĢ la piuĢ potente delle fate: la signora delle magie, dei sortilegi, di tutte le meraviglie.
Nessun uomo, neppure un druido, puoĢ lottare contro i suoi poteri.
Pagina dopo pagina la sua ira si gonfia e cresce a dismisura: David Sala enfatizza il grido di Banshee, cammina sullāerba e il suolo prende fuoco, stravolge il creato tra tempeste, burrasche, onde scatenate e animali in fuga terrorizzati.
I suoi occhi infiammati assomigliano a quelli di Matilde Dalverme, incandescenti3 quando esercita le sue abilitĆ telecinetiche: la straordinaria bambina capisce che sale in zucca e curiositĆ intellettuale sono le uniche armi che un debole puĆ² usare contro lāottusitĆ , la prepotenza e la cattiveria dei pacchiani e truffaldini adulti che la trattano con indifferenza e disprezzo.
Il fuoco della conoscenza arde dentro ogni essere umano che si voglia spingere oltre i suoi limiti. Si manifesta quando i protagonisti pellegrini nelle fiabe sentono la necessitĆ di superare le barriere invalicabili della conoscenza umana: spesso si rivolgono a aiutanti magici o a figure di margine che li possano sostenere durante il loro viaggio iniziatico.
La bella Vassillissa va a chiedere il fuoco alla Baba Jaga.
Per non soffocare tra paure, insicurezze e stereotipi, la fanciulla si reca dalla temibile strega che rappresenta il selvaggio, la vita e la morte e attraverso un processo lungo e personale, fatto di arresti e riprese, ottiene il dono dalla Baba Jaga: il teschio che incenerisce con occhi di fuoco. Dopo aver affrontato una situazione particolarmente difficile, la fanciulla della cenere e del fuoco entra in contatto metaforicamente con la morte e trae i segreti dallāantenato, chiede il fuoco, la fiamma che dĆ luce, chele permette di vedere attraverso il buio.
Unāaltra veste del fuoco ĆØ la cenere, ciĆ² che rimane del suo bruciare.
Cenerentola ĆØ il primo personaggio che salta alla mente, ma anche Pel di topo ĆØ legata a questo residuo: la utilizza per sporcare la sua faccia di nerofumo e celarsi, prima di scappare da casa avvolta da una pelle maleodorante.
Le fiabe trasmesse per via orale, affondano le loro radici in epoche lontane e spesso sono raccontate intorno al fuoco oppure vicino a un camino simile a quello di quattro piccole donne che appollaiate su di unāunica poltrona ascoltano la madre leggere ad alta voce.
E un ragazzo le osserva furtivo dietro la finestra e arrossendo ammette:
āEcco, sento spesso che si chiamano lāun lāaltra e quando son cosiĢ solo non posso far a meno di guardare giuĢ nel giardino; hanno sempre lāaria di divertirsi tanto! Le domando scusa se sono cosiĢ indiscreto; ma qualche volta dimenticano, la sera, di tirar giuĢ la tenda della finestra nel salottino e quando vi eĢ il lume acceso eĢ un bel quadretto vedere il fuoco e tutte loro con la mamma, riunite intorno al tavolino.ā5
Ed eĢ alla luce di un fiammifero che una bambina scalza prova a scaldarsi, lāultima notte dellāanno.
Nella fiaba di Hans Christian Andersen, La piccola fiammiferaia, nella quale la ricchezza delle case aristocratiche e borghesi si contrappone alla cruda realtĆ del proletariato, i caminetti sono accesi, i bambini festosi giocano a tirarsi le palle di neve e le luci sono sparse ovunque nella cittĆ , mentre una bambina scalza sta vagando per le strade congelate:
Ā«Le manine erano quasi insensibili per il freddo. Ah! Un fiammifero avrebbe potuto farle bene! Le bastava tirarne fuori uno dal mazzetto, sfregarlo contro il muro e scaldarsi le dita. Ne prese uno e Ā«rishĀ»! Che fiammata, come bruciava! Era una luce chiara e calda come una piccola candela quando la proteggeva con la mano; era una luce singolare! Alla bimba sembrava di stare seduta davanti a una grande stufa di ghisa con i pomelli e lo sportello di lucido ottone; il fuoco bruciava beato, scaldava cosƬ bene! Ma cosa succedeva? La piccola protendeva giĆ i piedi per scaldare anche quelli eā¦ la fiamma si spense, la stufa scomparve e lei si ritrovĆ² seduta in terra con in mano il mozzicone del fiammifero bruciato.Ā»6
La piccola tenta di vendere fiammiferi durante la notte di Capodanno, ma non viene considerata da nessuno; decide allora di accederne uno per provare a riscaldarsi e per ogni fiammifero acceso, un'immagine appare davanti a lei, sparendo poi quando la fiamma si spegne.
Cerca il calore, ma vede la luce: solo per un momento, al fioco bagliore, vede lāincanto, lāillusione, i suoi sogni.
Ā«Lāillusione anderseniana della felicitĆ come levitĆ spirituale pervade le pagine dei suoi libri: il sogno, vissuto allucinatorio, ĆØ lo strumento di indagine prediletto dai visionari romantici e lo scrittore danese pare usarlo come elisir contro lāangoscia del divenire.Ā»7
Il primo fiammifero brucia le illusioni, il secondo il cuore, mentre il terzo ci porta alla consapevolezza della morte: quando anche l'ultimo fiammifero si spegne, la piccola fiammiferaia sogna di essere portata in cielo dalla nonna e di ricongiungersi a lei.
Il fuoco appartiene agli dei e nella mitologia greca Prometeo, titano amico dell'umanitĆ , ruba parte del divino per darlo agli uomini: e la luce catturata e donata, ĆØ un tipo di bagliore che illumina anche la notte e puĆ² portare gli esseri umani alla dimenticanza momentanea della morte.
Ā«Appropriandosi del fuoco gli uomini non solo divengono capaci di tecnica, ma accrescono la loro potenza fino a dimenticare la loro stessa natura mortale.Ā»7
La vera colpa di Prometeo non ĆØ quella di aver rapito il fuoco agli dei, ma di aver illuso gli uomini di vincere la morte.
A volte il fuoco pare incontrollabile tanto che Giacomo di cristallo decide di smettere di dire bugie. Giacomo ĆØ un bambino rodariano trasparente, attraverso le sue membra si puĆ² vedere il suo cuore battere e i suoi pensieri guizzare come pesci. Ma un giorno il bambino disse una bugia, e subito la gente poteĢ vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la veritaĢ e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse piuĢ bugie.
Il fuoco purifica, non ĆØ solo calore e luce ma consapevolezza, indipendenza, conoscenza, ispirazione e affermazione.
Scopri gli articoli del Dizionario Inutile della Letteratura per l'Infanzia sul nostro sito:
1 Hugo, V. (2007). Notre-Dame de Paris. Trieste: Einaudi.
2 Chabas, J. F. & Sala, D. (2010). La furia di Banshee. Roma: Gallucci.
3 Dahl, R. (2017) Matilde. Firenze: Salani.
4 Alcott, L. M. (2003). Piccole Donne. Firenze: Giunti.
5 Andersen, H. C. (2014). Fiabe e storie. Roma: Donzelli.
6 Bernardi, M. (2009). Infanzia e metafore letterarie. Orfanezza e diversitaĢ nella circolaritaĢ dell'immaginario. Bologna: BUP.
7 Natoli, S. (2004). Parole della filosofia o dell'arte di meditare. Milano: Feltrinelli.
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